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Il Recovery Fund per gli italiani significa fiato puro

editoriale italiano

Da un lato non si poteva andare oltre. Il lockdown imposto dalla pandemia ha messo tutti alle corde.
I governi come quello italiano hanno stanziato fondi di sostentamento e di ripresa, ma non possono bastare per tutti e soprattutto ora lo Stato stesso dovrà trovare un modo per rientrare di questi prestiti.
Alla fine la finanza ricade sempre su se stessa, senza indugio, senza esclusione di colpi. L’Italia non era proprio un Paese in ottime condizioni finanziarie, si cercava di resistere in attesa di tempi migliori, ecco dunque che l’esborso fatto per tenere in piedi il Paese é stato giustamente considerato uno sforzo unico nel suo genere proprio perché non eravamo la Germania da un punto di vista finanziario.
Ecco dunque che il Recovery Fund presentato quest’oggi da Ursula Von Der Leyen garantisce al nostro Paese maggiore stabilità e soprattutto regala fiato, tanto fiato da poter utilizzare per aiutare sempre più il Paese a rialzarsi.
Nel complesso di parla di un’operazione da 750 miliardi di euro, di cui 500 a fondo perduto e 250 di prestiti.
All’Italia si prevede una fetta da 82 miliardi in contributi a fondo perduto e 91 di prestiti. Non male potremmo dire viste le condizioni e le specifiche situazioni.
L’augurio che oltre a dare fiato una parte di questi fondi possano ancora aiutare chi é in difficoltà con le proprie attività e rischia di chiudere.
Dobbiamo aiutare la catena di produzione di quel made in Italy che va dal produttore di scarpe al bariste che serve il caffè, per poter rinforzare le basi da cui ripartire.
Non ci arriveranno soldi domattina sul conto, ma potremo affrontare i prossimi mesi con maggiore spazio senza avere da subito uno Stato che ci mette il fiato sul collo perché necessità di rientrare dei soldi dati durante la pandemia, per evitare il default.
Ecco perché questo fondo é importante, ecco perché questa botta di fiato potrebbe cambiarci la vita. In qualche modo l’Europa ha deciso di scommettere sull’Italia. Ora manca solo che l’Italia decida di scommettere molto di più sugli italiani, anche quelli più piccoli che non hanno magari il fatturato della Fiat ma che per decenni hanno tenuto in piedi la classe media del Paese. Senza questa classe, la Fiat non vende più un’auto, la sua finanziaria non concede più un finanziamento per l’acquisto di auto e nel giro di pochi mesi il sistema si contorce su se stesso. Tutto molto semplice.

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Written by Paolo Rizzi

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