Volendo vedere le due parole sembrerebbero così distanti nel significato. Da un lato un’imposizione di comportamento messa in atto da un governo. Dall’altra una possibilità di scelta libera che adatterebbe o dovrebbe adattare il nostro comportamento in base alle regole che ci vengono suggerite.
Da un lato un obbligo e dall’altro una scelta.
Così distinte ma mai così vicine come in questo periodo. Perché il senso civico possiamo averlo o possiamo non averlo, ma potremmo sempre imparare ad averne almeno quel che basta per mantenere un livello sufficiente di rispetto verso gli altri e verso tutto ciò che é pubblico.
Proprio per questo l’uno dipende fortemente dal secondo. A giugno tutti avremmo avuto bisogno di ferie soprattutto dopo una prima ondata di pandemia. Ma non proprio tutti sono andati in vacanza fregandosene delle conseguenze, ovvie e scontate che ne sarebbero derivate.
A dicembre dopo l’arrivo della seconda ondata di coronavirus, prevista e scontata, siamo di nuovo a parlare di vacanze invernali, gite sulla neve, cenoni, pranzi di famiglia, come se tutte quelle belle parole dette sino ad oggi non fossero servite a niente. Sappiamo che potremmo essere colpiti da una terza ondata a gennaio in pieno periodo di influenza ma parliamo di cene, di riaprire i negozi e di settimane bianche…
Il lockdown é un’imposizione, ma se avessimo più senso civico non sarebbe necessaria. Se evitassimo gli aperitivi così come le code per acquistare le scarpe della Lidl o la nuova PS5, lo faremmo per senso civico, sapendo di poter rischiare troppo mettendo a rischio la nostra salute e quella delle persone a noi più care. Per questo non serve un lockdown per sapere che é un comportamento rischioso. Per tutto questo basta una buona dose di senso civico, che come dicevamo se non la si possiede la si può sempre recuperare o almeno prendere a prestito da qualcuno che ne ha in abbondanza.
Lockdown o senso civico
