Si tratta di 3 giornalisti che scrivono per il famoso Wall Street Journal. Sono di base tutti a Bejing e quello che hanno scritto nei giorni scorsi in merito al coronavirus e al modo in cui la situazione di crisi viene gestita in Cina non é piaciuto al governo cinese che ha cancellato i loro accrediti stampa.
Negli editoriali pubblicati sul WSJ ci sarebbero, secondo i cinesi, troppe affermazioni imbarazzanti, diffamatorie nei confronti del governo stesso che non possono essere trascurate.
La situazione si protrae da giorni, dove il racconto dei 3 giornalisti ha preso sempre di più le vesti di una diretta accusa al governo. Il punto dolente é che, a quanto riferito dal portavoce governativo che ha confermato la cancellazione degli accrediti, nessuno al WSJ si sarebbe mai interessato di verificare le notizie ed il modo in cui venivano riportate dai 3 giornalisti.
Sappiamo che la notizia debba sempre essere verificata e da più fonti. Nel merito della situazione grave generata dalla diffusione del coronavirus in molti, troppi hanno tentato di avere spazio sulle principali testate internazionali solo raccontando una verità sporca ed un atto di accusa al governo cinese.
Non é certo il caso del WSJ e non va certo bene chiudere la bocca all’informazione. Si ha bisogno, come se ne aveva all’inizio nonostante sia stata sottovalutata la situazione, di sapere, di avere aggiornamenti continui. Si ha bisogno di informazione diretta che per quanto fastidiosa é indispensabile.
Bisogna focalizzare l’attenzione al momento attuale, a cercare di contenere la diffusione di un virus mortale che ha raggiunto proporzioni enormi. Non bisogna tacere e tanto meno oscurare le notizie.
La Cina ha gestito non nel migliore dei modi la crisi, ha tardato troppo a rendere ufficiale la notizia, ha sottovalutato troppo la gravità della situazione. Abbiamo bisogno di notizie e di informazioni non di divieti o attacchi mediatici.
L’editoriale che ha fatto infuriare il governo cinese riportava testualmente: “La Cina é il vero uomo malato d’Asia”.
La Cina toglie l’accredito stampa a 3 giornalisti del WSJ

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