Da qualche settimana ai piani alti del social network più famoso al mondo qualcuno ha cominciato a segnalare un sanguinamento costante degli introiti pubblicitari che invece di crescere hanno improvvisamente cominciato a calare.
A fare da traino alcuni brands internazionali che sino a ieri spendevano su Facebook e derivati, per intenderci dunque anche Instagram, milioni di dollari al mese per promuovere prodotti o servizi.
Da quando però la fame sempre più vorace ha portato Facebook ad affiancare la Nike o la Adidas a campagne pubblicitarie politiche allora la cosa ha cominciato ad infastidire gli utenti che lo hanno segnalato in massa e le multinazionali non hanno potuto sottovalutare le loro richieste.
Così sono stati messi in pausa e in molti casi addirittura cancellati budgets pubblicitari a sei zeri e questo ha trascinato una serie di brands che hanno deciso di seguire le orme dei più grandi.
Il tutto ha generato una pesante perdita di capitali che a sua volta ha messo di fronte, ancora una volta a Zuckerberg e soci quanto la fame di soldi e successo debba sempre essere collegata a qualità e controllo, oltre che rispetto che in questo modo di fare pubblicità viene proprio a mancare.
I socials vivono di ciò che noi produciamo e postiamo accettando di farlo vedere ad altri, a volte perfetti sconosciuti. I social si alimentano di nostri contenuti per registrare accessi e numeri importanti che permettono loro di chiudere campagne pubblicitarie enormi.
Se però prima si manca di rispetto all’utente e si viola la sua privacy e poi gli si sbatte in faccia campagne pubblicitarie che parlano di politica e senza nemmeno controllo dei contenuti, allora si capisce perché sempre più utenti stiamo lasciando il social e stiano pensando di fare la stessa cosa con Instagram.
In effetti sia Facebook che Instagram é divertente come diano tanta importanza e abbiano creato stereotipi proprio sulla verifica e sul bollino blu di utente verificato per dare rilevanza a qualcuno e tutelare gli altri che si tratta di un utente verificato, per poi perdersi in un bicchier d’acqua e non saper gestire i messaggi pubblicitari, non saperli smistare o anche censurare se serve, dunque senza verificare se si tratta di un messaggio pubblicabile o meno… proprio loro che delle verifiche hanno ne hanno fatto un motivo di introiti economici da brividi con le cosiddette partnership pubblicizzate…
Oltre 400 aziende hanno cancellato le pubblicità su Facebook

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